GUIDO MORETTI, FORME MOBILI NELL’ARIA.
Visitare una mostra di Guido Moretti è un’emozione per la mente, per il cuore, per lo spirito; è un lasciarsi afferrare dalla magia vera dell’arte, capace di farci tornare bambini, stupiti davanti a una nuova immagine del mondo. Le meravigliose sculture del 62enne artista di Gardone Val Trompia animano lo spazio di un cinetismo lieve, svelando la metamorfosi della loro forma che muta secondo una scienza segreta, nota solo all’autore.
L’arte di Moretti è, filosoficamente, coincidentia oppositorum: razionalismo e visionarietà coabitano nei suoi manufatti-artefatti-architetture dalla costruzione sapiente, che compongono e scompongono una plasticità inedita, mobile e arcana. Nella concezione del filosofo Cusano l’infinito matematico diviene modello dell’infinito divino, e la ragione è la sfera propriamente umana, quella “aristotelica” dove regna il principio di non contraddizione: una forma non può essere un’altra forma. Ma l’uomo, emanazione del Creatore, è dotato anche di una sfera “divina”: ovvero l’intelletto, dove invece gli opposti coincidono.
Proprio come avviene nelle spiazzanti creazioni di Moretti, giocate su postulati estetici che raccolgono il meglio della cultura visiva contemporanea, la lezione optical, lo spazialismo di Fontana, il Movimento ArteConcreta di Munari, che cercava la sintesi dei linguaggi e dei saperi artistici. Come acrobati o farfalle abbarbicate a fili invisibili, le opere di Moretti sono ricercati congegni poetici, piccole macchine leonardesche di bronzo, di legno e nylon, progettate per il movimento e l’animazione, per ruotare, basculare, oscillare secondo regole, direttrici, coordinate e ortogonali che non sono quelle ordinarie della convenzionalità euclidea bensì quelle dinamiche della vita e della natura, dove non si escludono la leggerezza e il gioco, l’ambiguità, l’illusionismo, l’onirico. Opere che ci appaiono ora come leggiadre conchiglie di legni lamellari, passanti dalla convessità alla concavità; ora come spirali anch’esse mutanti; ora come cubi, colonne, totem e lune dall’assetto variabile; in tutto si intersecano materiali e tecnologie diverse, assemblate con sofisticato mestiere e soprattutto con rigore mentale estremo ma sempre aperto alla complessità, alla ricerca delle recondite armonie insite nella ratio.
Davvero, per citare Dante, le opere di Moretti- visibili presso la galleria “I monaci sotto le stelle”, tel 030/2421427- ci appaiono plasmate da una “luce intellettual piena d’amore”: amore per la bellezza pensabile. Le accompagnano degnamente, le fotografie “urbane” di Raffaella Braga.
Ho in galleria alcune opere che mi permettono in pochi minuti di “fer- mare” i tipi che hanno sempre fretta.
Amo la velocità dei futuristi ma sono contrario alla nevrosi dei tempi attuali.
Il polariscop di Munari è una di queste opere. Se ho il tempo per accen- derlo e mettere nella mano di una persona la lente abbinata, chiunque si dimentica che ha un appuntamento o deve correre in ufficio.
Ottengo lo stesso risultato con un “rilievo” di Zanoletti od un “flusso”
di Victor Simonetti, ambedue d’antica data.
Da pochi anni tengo bene in vista una scultura programmata di Guido
Moretti talmente ingenua e disordinata da passare inosservata. E’ il “colpo di grazia” per il malcapitato che sta per uscire.”
Guardi questo groviglio” dico in fretta. Il visitatore si volta, guarda ed io faccio ruotare di 45 gradi la scultura.
Quasi contemporaneamente sento un esclamazione di sorpresa.
Dopo pochi secondi faccio un’altra rotazione di 90 gradi. La frase finale solitamente è questa: “ E’ impossibile! Penso che sia (in inglese) la stessa esclamazione di Al Seckel, direttore del più grande centro mondiale d’arte illusoria di Los Angeles (U.S.A.), quando vide le prime sue scul- ture anni fà. Nel suo ultimo libro alcune di queste sculture rappresentano in pratica l’Italia, perchè, tra i pochi artisti citati, Guido Moretti è l’unico Italiano presente.
ORTOGONALE E FANTASTICO
La specularità scientifica e poetica dell’opera di Guido Moretti si riflette in tutto l’universo della sua ricerca, in una simbiosi di forma e contenuto, in cui l’aspetto conoscitivo e contemplativo, si presentano come corpo e anima di una costruzione in cui la pelle corrisponde con lo scheletro, perché tutto è mostrato nell’immediatezza di una formazione che ha come dato preminente sensoriale del soggetto nell’oggetto… [SCARICA LA CRITICA COMPLETA]
È stato Gillo Dorfles a metterci in guardia nei confronti di un rischio sempre corrente quando si finisce per “accordare troppa fede alle affermazioni teoriche, alle interpretazioni pseudo-scientifiche di teorie fisiche, fisiologiche o psicologiche, da parte di artisti”. Ciò che conta è il risultato artistico e il processo creativo; l’impressionismo, ad esempio, e non le teorie su cui gli impressionisti basarono i loro esperimenti… [SCARICA LA CRITICA COMPLETA]
Guido Moretti è nato per fare lo scultore. Egli vive in presa diretta con la concretezza della realtà, la quale è radicata nello spazio. Per lui il valore plastico degli oggetti non può essere illusorio, come nella pittura, deve risultare effettivo. La sua creatività è d’una natura tale da sentirsi appagata solamente all’interno di una salda dimensione tridimensionale… [SCARICA LA CRITICA COMPLETA]