La falegnameria del padre e gli studi
Secondogenito di tre figli maschi Guido Moretti nasce a Gardone V.T. il 12 agosto 1947 in via Gramsci n. 20. Il padre Luigi fa il falegname e utilizza come laboratorio una parte del corridoio di casa. Solo più tardi, grazie all’attenta collaborazione della moglie Rosa Bettinazzi, il falegname Moretti riesce a mettere in piedi un vero e proprio mobilificio. Crescendo in mezzo al legno, Guido sarà sempre affascinato da questo materiale: «lo respiri, ti entra dentro. I colori … gli odori! Quello della colla ce l’ho ancora nel sangue.»
Ai banchi di scuola egli preferisce la falegnameria paterna dove ha modo di sfogare la propria vitalità giocando con il legno e lo stucco: nascono così dei “pitotini”, le sue prime sculture.
Nel ’59 il fratello maggiore Giorgio viene mandato in collegio a Brescia presso l’Istituto Artigianelli e Guido, per un innato bisogno di evasione, è ben contento di seguirlo. L’esperienza del collegio non è piacevole ma la scuola gli consente di sviluppare ulteriormente la propria manualità.
Tornato a Gardone V.T. si iscrive, ma solo per un anno, all’Istituto tecnico Zanardelli. Dopodiché sacrifica, con successo, tutta l’estate per preparare l’esame di ammissione al biennio della sezione staccata dell’ITIS di Brescia che, proprio quell’anno, prende l’avvio nel suo paese. Il triennio lo completa invece nella sede centrale. Qui, grazie al professor Cesare Scariolo, scopre e viene catturato dalla bellezza della geometria analitica.
L’Università, la famiglia e le prime sculture
Ottenuto il diploma, il bisogno di libertà e di nuovi orizzonti culturali lo spinge ad iscriversi nel ’67 alla facoltà di Ingegneria di Padova. E’ di questo periodo la sua prima opera realizzata con la plastilina. In realtà si tratta di una copia fedele di una scultura (un partigiano morto) vista alla Mostra del bronzetto nel Palazzo della Ragione. La stessa cosa farà qualche anno dopo a Lumezzane con una scultura di Vitto Piotti. Nel ’69, finito il biennio, l’irrequieto Guido, pensando all’insegnamento come futura professione, passa alla facoltà di Fisica e si trasferisce a Milano. Qui mette su famiglia, nel ’71 nasce la figlia Chiara. Per un anno Guido fa l’applicato di segreteria in una scuola media pur continuando a studiare per l’università. Nel periodo milanese si intensificano le sue prove di scultura: Busto della moglie Silvia, Testina della figlia Chiara, Coscienza di sé, Una copia da Manzù, Difficile incontro.
Nel ’73 si stabilisce a Brescia dove continua la sua attività artistica, risalgono a questi anni: Armonia di corpi, Solitudine, Incomunicabilità. Il 12 dicembre dello stesso anno si laurea in Fisica. Nel gennaio ’74 ottiene il primo incarico come supplente annuale a Lumezzane nella Scuola Media Statale di San Sebastiano. Nel ’74-’75 insegna all’ITIS Castelli nelle sezioni staccate di Manerbio e Gardone V.T. Nel ’75-’76 insegna al Liceo Scientifico Calini nella sezione staccata di Rovato.
Arte e Periodo Figurativo
Frequenta il gruppo della Loggetta e segue i corsi di disegno e di ceramica da esso organizzati. Quando il gruppo si scioglierà Guido darà vita con altri artisti, fra i quali Mario Raineri, Mario Rivetti, Giuseppe Giori, Maria Grazia Filetto e Giuliana Montanari, al gruppo Moretto che gestisce l’omonima galleria. Il critico Luciano spiazzi segue con attenzione e simpatia l’attività del sodalizio. Guido organizza e frequenta i corsi di disegno e di affresco del pittore Gianni Parziale.
Il suo primo tentativo di fuga dal figurativo si concretizza in questo periodo con le sculture dell’uovo, come momento di ricerca sul rapporto positivo – negativo.
Nel ’76, a seguito della separazione coniugale, si trasferisce a Bovezzo dove abita tuttora. Nel ’79 conosce Graziella Malgaretti. Nell’ ’81 insegna contemporaneamente al Pastori e al Gambara di Brescia, poi al Moretto e infine all’ ITIS Castelli dove rimane fino al congedo nel 1991.
Con Omaggio a Freud si conclude nell’ ’81 il periodo figurativo che tanto lo aveva aiutato nella ricerca di sé. Ora, e lo dice lui stesso: «Scolpire equivale a gioire, a giocare». Le stratificazioni che testimoniano la nuova fase artistica dello scultore saranno nell’ ’85 esposte a Brescia nella galleria dell’AAB.
Dagli anni ’90 ad oggi
Nell’ ’86 Guido sposa Graziella. La Sua creatività non ha sosta: dalle stratificazioni passa alle rotazioni (La sfera d’oro, La nascita del cubo) ed infine alle intersezioni ortogonali (Quarchio, Sinusoide smorzata, Spirale quadrata). Nel frattempo nell’ ’89 nasce Raffaele e Guido realizza la scultura Maternità.
Nel ’90, in occasione della mostra presso la galleria Nanni di Bologna, Guido conosce il critico Giorgio Ruggeri che lo incoraggia nella sua ricerca e lo accompagna con preziosi consigli.
Nel ’91 inizia la proficua e stimolante collaborazione con il centro culturale Sincron di Armando e Wanna Nizzi di Brescia.
Un altro incontro molto significativo per Guido è stato quello con Romano Piccichè, compianto amico, al VII° Salone Italiano d’arte contemporanea di Firenze nel ’92. Il critico pubblicherà una lunga intervista nell’agosto ‘93 sul “Giornale di Sicilia”.
Nel dicembre del ’95 la rivista “Brescia Ricerche” gli dedica la copertina del n. 12; nel giugno del ’96 pubblica un suo articolo Scultura per separazione – Informatica e tecnologie d’avanguardia al servizio della scultura. Dal ’96 collabora in modo continuativo con la galleria milanese Arte Struktura di Anna Canali.
Guido Moretti vive e lavora tuttora a Bovezzo alle porte di Brescia.
LE ESPERIENZE
di Guido Moretti
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L’Esperienza Siriana
L’artista Siriano Sami Burhan di Aleppo, che ho conosciuto alla Galleria Sincron di Brescia, colpito dal mio originale modo di fare scultura, mi ha invitato a casa sua, in Siria, per realizzare dei modellini di opere partendo dai suoi “disegni-scritte in arabo”.
Devo dire che dal punto di vista artistico, l’operazione ha dato risultati emozionanti.Sami è un alfabetista arabo e riesce ad organizzare le lettere e le parole in modo emozionante.
Molto interessante si è poi rivelata la trasformazione di queste “scritte” in “sculture”, con il metodo delle intersezioni ortogonali. Alcuni modelli sono stati esposti in una mostra presso la galleria “Pays de Cham 1989” presso il CHAHBA CHAM PALACE di Aleppo.
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L’Esperienza Didattica
Molto emozionanti si sono rivelate le esperienze con i bambini delle scuole, nel 1996 a Bovezzo e nel 2006 a Sarezzo. Ogni bambino è stato invitato a realizzare un disegno rispettando alcune semplici regole che consentissero di trasformarlo poi in una scultura. Successivamente questi disegni sono stati riportati sul compensato e ritagliati con il traforo. A quel punto si è passati alla fase di trasformazione dei disegni in sculture. Ogni bambino poteva scegliere se intersecare nello spazio solo il suo disegno o incrociare il suo con quello di un altro bambino. Alla fine ogni alunno ha colorato la sua scultura con i colori acrilici.